Piazza Duomo

Basilica Cattedrale di Belluno

La cattedrale di Belluno determina il cardine storico-religioso della città, essendo attorniata da importanti edifici che perimetrano la piazza sulla quale sorge. Infatti le fanno corona l’ex palazzo del Tribunale, il Municipio, il palazzo dei Rettori (Prefettura), l’Auditorium, il Battistero e palazzo Piloni, sede dell’Amministrazione provinciale.

Edificata nell’antico centro abitativo urbano, la prima informazione che la riguarda risale all’anno 547 quando il vescovo Felice – in segno di gratitudine votiva – la intitolò a san Martino vescovo di Tours. Dell’originaria chiesa altomedioevale rimangono alcuni frammenti lapidei con motivi decorativi ad intreccio vimineo (secc. IX-X), già usati come materiale di riporto, rinvenuti durante i restauri dopo il terremoto del 1936.

Nell’anno 1030 il luogo di culto, avente il coro in asse con l’Oriente e l’ingresso maggiore ad Occidente, era affacciato sulla “piazza maggiore”, prossimo al battistero di San Giovanni Battista di recente costruzione e ad un cimitero che nel XVI secolo verrà soppresso al fine di valorizzare la “bellezza del Tempio maggiore” (G. Piloni, 1607).

Nel 1191 è attestata l’esistenza della torre campanaria nella cui cella erano posizionati i bronzi, suonati non solo per scandire le fasi della giornata ma anche per allertare il popolo nei momenti di particolare gravità. Sicuramente l’aula era di una certa capienza, se risultava arredata con copiosi altari, dei quali abbiamo puntuale documentazione storica.

Attorno ai primi anni del Quattrocento datano significativi lavori di rinnovamento resisi indispensabili di fronte ai sempre più manifesti segni di vetustà e di degrado, in parte dovuti all’incuria derivata dalla mancanza di stabile residenza dei vescovi. Le opere giunsero a buon fine se il 14 aprile 1426 mons. Enrico Scarampi, ordinario diocesano, la consacrò solennemente. Dal 1449 al 1461 l’attività di rinnovamento riprese in modo fervido anche per il concreto coinvolgimento dei fedeli, del clero, delle confraternite e delle pubbliche istituzioni; tra il 1465 ed il 1466 si rifece addirittura l’abside rendendola più ampia.

Nel 1471 tale attivismo, frutto del corale sforzo della società diocesana dell’epoca, venne arrestato da un accidentale e devastante incendio che vanificò ogni realizzazione.

Di fronte a tale rovina i vescovi Mosè Buffarello, prima, e Pietro Barozzi, poi, con mezzi di fortuna tentarono di rendere nuovamente funzionale la chiesa, ma evidentemente con risultati insoddisfacenti.

Così il 26 agosto 1490 il vescovo Bernardo de Rossi, sostenuto dal parere di esperti e dal concorso economico del nobile Consiglio cittadino, progettò di «fabbricar di nuovo la Chiesa Cattedral per lungo verso mezzodì». Il costruendo edificio (terzo in ordine cronologico) sarebbe stato innovativo, avendo il coro non più ad Oriente ma ad Occidente e, pertanto, veniva completamente spostato l’ingresso principale, conferendo maggior spicco e significato alla costruzione che apriva le porte ai fedeli sulla piazza.

Il cantiere prese avvio con entusiasmo, ma molti furono i momenti di stallo a causa delle ricorrenti carenze economiche, fino a quando il vescovo Bartolomeo Trevisan (1505) ottenne il benestare pontificio di raccogliere elemosine da destinare allo scopo.

Pur esordendo con il proposito di salvare il più possibile di quanto rimaneva in buono stato delle precedenti strutture, la costruzione procedeva, invece, secondo l’innovativo progetto del celebre artista Tullio Lombardo, che nel 1517 venne pagato per la definizione del «modulo [modello] de la Clesia Chatedral». A soprintendere stabilmente i lavori rimase in loco il suo esperto di fiducia, tale «Francesco Tartarelo inzegnier».

Il 3 marzo 1557 si pose la prima pietra del nuovo coro, cioè l’attuale, dopo un lungo periodo di consolidamento del sottostante declivio e delle attigue pertinenze. Il grande impegno non garantiva, comunque, di poter procedere sempre con la voluta celerità perché forzatamente rallentata dalle ricorrenti penurie finanziarie che spinsero il vescovo Giovanni Battista Valier ad invocare ed ottenere significativi aiuti dal nobile Consiglio bellunese.

Grazie alla generosità dei fedeli e del benemerito vescovo Luigi Lollino si giunse (1626) a terminare la struttura della facciata maggiore salvaguardando i due finestroni gotici, l’oculo sommitale con la vetrata figurata e riaprendo quelli laterali. Il risultato finale esaltava la rigorosa linearità di raffinata simmetria rinascimentale dell’interno, di indubbio impatto estetico e scandiva armoniosamente i volumi e gli spazi informati da un soffuso senso di pacatezza, come tutt’oggi è evidente.

Infaticabile e coraggioso protagonista di cospicue innovazioni fu poi il vescovo Gaetano Zuanelli che, già agli esordi del suo mandato pastorale (1731), dispose la chiusura delle difformi finestrelle gotiche delle navate sostituendole con le attuali luminose aperture rettangolari; fece quindi rimuovere tutti i vecchi altari (in parte in legno deperito e dissonanti nelle multiformi strutture), rimpiazzandoli con quelli marmorei di solenne concezione ornamentale. Adoperando tutto il proprio ingegno e riuscendo a reperire le indispensabili risorse, nel 1732 inaugurò la ricostruzione del campanile su disegno del celebre architetto Filippo Juvarra che, nell’ideazione, ricorda il noto prototipo del duomo di Torino. Il completamento dell’elegante torre avvenne nel 1743 quando, a coronamento della guglia, si pose lo svettante angelo.

Il tempio nel 1873 subì le veementi offese del sisma durante le quali la cupola crollò trascinando nella rovina il coro e la sottostante cripta, dov’era custodita l’arca degli Avoscano, da secoli trasformata in deposito delle sacre reliquie. La ricostruzione ed il restauro generale – promossi dall’intera comunità cittadina e dalle parrocchie – presto partì sotto la competente guida dell’arch. Giuseppe Segusini tanto che, il 10 dicembre 1878, la cattedrale venne solennemente consacrata.

Tra il 1903 e il 1904 la Fabbriceria indisse un concorso finalizzato al completamento della facciata maggiore ma, a giudizio dell’apposita commissione, nessuno dei progetti pareva collimare con lo stile dell’edificio; pertanto tutto rimase come oggi vediamo.

Il luogo di culto viene in seguito elevato alla dignità di basilica minore dal pontefice Giovanni Paolo II (18 giugno 1980).

In onore del conterraneo Giovanni Paolo I, il 12 giugno 1983, sono state inaugurate le tre porte di bronzo realizzate dal romano Angelo Canevari.

LE CAMPANE DEL DUOMO

Le Campane del Duomo, nel 1917 furono asportate dagli austriaci, che spogliarono del rame l’intera cupola.

Il 23 gennaio 1921 furono inaugurate quelle nuove: la maggiore (con scritta latina che recita: “Dono del vescovo Giovanni Battista Sandi nell’anno 1759. Da peste, fame e guerra, liberaci o Signore”), quella di mezzogiorno (“Celeste Patrona difendi i confini dell’Italia”), quella dell’agonia (“Dona loro Signore, il riposo eterno”), la quarta (“Signore, esaudisci le preghiere del tuo popolo e liberalko da ogni male”), quella della messa (unica senza iscrizione di sorta).

Vennero quindi fuse per l’ultima volta nel 1934 dall’antica Fonderia De Poli di Vittorio Veneto.

Anche qui Caputo propone una curiosità: “Fin dal XII secolo, durante la guerra coi trevisani i bellunesi collocarono una campana sulla torre del Duomo, destinata a chiamare i cittadini alle armi per combattere. E siccome il nemico di quell’epoca era sempre la città di Treviso, la campana si chiamò ‘Trevisana’”.

Restiamo al Duomo per dire che la torre campanaria “iniziata nel 17232 su progetto di Filippo Juvara venne terminata nel 1743. In seguito al terremoto del 1936 l’Angelo di rame, modellato in legno da Andrea Brustolon, fu smantellato e rifatto completamente.

Nel 1968 un’ala cedette e fu l’occasione per un suo consolidamento. Gravemente danneggiata dagli eventi atmosferici, fu restaurata definitivamente nel 2001”. Ancora nella bella piazza centrale per dire dei due busti di Garibaldi e del re Vittorio Emanuele

II sul palazzo dell’ex Tribunale. “Fu realizzato nel 1838 demolendo nel 1834 il vecchio palazzo del Consiglio de Nobili della città, detto ‘Caminada’, costruito nel 1474. Il 4 giugno 1893 venivano collocate sulla facciata, sopra due cornici in pietra lavorata i busti in bronzo di Garibaldi, generale patriota, e Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, opera dello scultore bellunese Girolamo Bortotti (poi sistemati sull’attuale facciata dell’ex Palazzo del Tribunale)”.

 

 

 

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